Domenica 15 Febbraio 2009 è uscita questa fantastica intervista su “Buongiorno Irpinia”. Un grazie particolare all’autrice, Antonella Russoniello.
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“Dopo l’Eurobass day di Verona, il giovane e talentuoso strumentista prepara il suo primo cd da solista”
Come ogni bassista che si rispetti, Simone Vignola porta nei gesti e nella rapidità con cui lo sguardo saetta da un oggetto all’altro, il ritmo del suo strumento, il basso elettrico che ama sin da bambino e che solo pochi mesi fa gli ha consentito di scalare l’Olimpo dei bassisti europei vincendo il prestigioso “Eurobass Day” a Verona.
Sul palco veronese, probabilmente, il giovane bassista irpino avrà mentalmente ripercorso le tappe che lo hanno portato davanti ai maggiori bassisti internazionali, ai suoi miti per inondare la giuria che lo aveva incoronato miglior bassista europeo con le sue acrobazie ritmiche. “Ho iniziato a suonare a 7 anni – racconta Simone Vignola – mio padre, che dipinge ma che ha un passato da musicista, un giorno prese una sua chitarra e mi insegnò quattro accordi. Quella chitarra la ricordo gigante!!!”
Il bimbo si appassiona allo strumento che studia con impegno, ma l’incontro con le cinque corde del suo destino non è ancora arrivato, occorre aspettare qualche anno. “Un giorno – ricorda – per curiosità presi un basso, una sottomarca della Eko, una cosa insuonabile ma magica, era il Natale ’99! Ho iniziato a studiare col grandissimo M° Enzo di Somma. Iniziai a suonare con un pò di gente in città, fino a che nel 2004, mettemmo su gli “Inseedia” con Carmine Maffei e il mitico Ottavio Amato. La band mi è servita per farmi le ossa, abbiamo suonato in molti festival importanti (M.E.I. 2006, Primo Maggio Tutto L’Anno, Cornetto Free Music, Rock Targato Italia, Rockin, PofiRock, Trimi’s, NZiria, SupeRock e altri), abbiamo realizzato un ep “Oltre il muro” (2005) ed un cd “Secrets from the room” (2007). Ora siamo fermi da un pò, chissà non si riprenda un giorno!”
E’ contagioso, come la sua ritmica, l’entusiasmo con cui il gionave musicista irpino continua a raccontare le tappe che lo hanno condotto sino a Verona.
“Ho continuato a studiare il basso – dice – per un pò con Antonio de Luise, poi ho approcciato il contrabbasso, che studio tuttora al conservatorio col Maestro Buonomo. Ho suonato per artisti di fama come Daniele Sepe, Pino d’Angiò, Antonella Bucci e molti altri come session-man”. Molte le collaborazioni per lavori in studio o live-sets con artisti irpini come Kiara Bianco, con cui ha suonato per un tour per le MusicHall londinesi o anche con i Fluido Ligneo con cui si è esibito in vari opening-act come quello per “Elio e le storie tese”.
“Devo la mia crescita musicale – spiega – allo studio, alle collaborazioni artistiche e a persone che mi hanno seguito e mi seguono come Lorenzo Petruzziello e altri fenomenali musicisti avellinesi come Alessandro Ciasullo, Enzo Orefice, Camy Reza, Antonio Centerbe, Peppe Sarno e tanti altri!!”.
Come ogni musicista che si rispetti Simone Vignola ha avuto i suoi miti musicali, alcuni dei quali ha poi incontrato nella giuria dell’Eurobass day di Verona.
“Da piccolo ascoltavo i Police – commenta – sono sempre stato un fanatico di Sting e lo sono tuttora, è un artista formidabile, con un groove reggae eccezionale. A 13 anni il mio mito era Flea dei Red Hot, per assomigliargli dovevi “slappare” come un pazzo e tenere il basso sotto le ginocchia. Ho avuto poi una fase “metallara” in cui cercavo di imitare Steve Harris degli Iron Maiden. Poi sono passato per i Primus e Les Claypool, bassista a cui mi sono molto ispirato e cui tutt’ora mi sento vicino. Altri musicisti che ascolto e cui mi ispiro sono Victor Wooten, Mercus Miller, Alain Caron… Jaco Pestorius lo ascolto da sempre! Attualmente ascolto anche pop tipo John Mayer (mio grande mito) e musica sperimentale senza disdegnare la dance”.
La partecipazione al concorso che incorona il miglior bassista europeo è stata quasi un gioco per Vignola che si è ritrovato all’improvviso tra i finalisti.
“Quando scoprii di essere tra i finalisti, quasi morivo! Non ne parliamo poi della vittoria, l’unico caso in cui i battito del mio cuore era più forte del suono del mio basso! Musicalmente, è stata l’esperienza più formativa e prolifica della mia carriera. Ho chiacchierato con alcuni tra i musicisti più forti come Scott Henderson, Kirk Covington, Scott Kinsey, Matthew Garrison, Jimmy Haslip, Michael Manring e poi il grandissimo Dario Deidda, Vincenzo Maurogiovanni… c’era un sacco dei gente fortissima. Tra i concorrenti ho conosciuto persone e musicisti di grande spessore e ho avuto la fortuna di suonare con Alfonso Deidda al piano e Giovanni Giorgi alla batteria!”
Tante le cose che il giovane bassista ha apprezzato all’Eurobass day.
“L’esposizione di strumenti era veramente infinita – dice – dai bassi nuovi ad altri veramente vintage, nuove tecnologie bassistiche, jam session e seminari formativi, come quello di Matthew Garrison, durante il quale il mio accompagnatore Gianfranco Ferri, fortissimo pianista, si appisolò, beh dopo una nottata alla guida!”
Simone Vignola adesso sta lavorando per sfruttare l’onda di questo successo, ha ricevuto varie offerte.
“La vittoria mi ha dato sicurezza, dopo l’EBD, sto avendo varie chiamate, per lo più fuori regione, continuo a lavorare sodo e aspetto il mio turno!Sto lavorando ad un progetto discografico basato su basso e voce, con un cantato e strutture molto pop ma sempre con le cinque corde che lavorano sotto. Lo sto perfezionando suonando dal vivo, mi piacerebbe anche suonare in trio. Ho anche ricevuto richieste come “testimonial” di case produttrici di strumenti musicali”.
LO STILE – “Un forte “groove” e grandi doti tecniche”
Simone Vignola nasce di certo come bassista di stampo funk. Il suo stile è caratterizzato dal suo forte groove combinato alle doti tecniche che ha e che continua a sviluppare, frutto di una sperimentazione sullo strumento.
“Oggi come oggi – spiega il musicista – anche tramite il web, possiamo osservare da vicino i grandi strumentisti e studiarne i particolari, la posizione della mano, il modo di applicare una tecnica. In un certo senso ci si può confrontare con gente a chilometri di distanza da noi. Ci si rende conto che ci sono svariati approcci e tantissimi modi per suonare una stessa cosa, dobbiamo solo trovare il “nostro” modo di farlo. La mia generazione è per questo molto avvantaggiata e, se si combina uno studio con un buon maestro all’”approfondimento a casa”, si può arrivare a superare certi limiti conoscitivi e pratici”. La concezione del basso elettrico va sempre più al di là dello strumento in se; lo considera in fatti un “compagno completo”, con uguali potenzialità ritmiche e armoniche. Così come le due mani diventano indipendenti e possono effettuare linee diverse sulla stessa tastiera, così gli arti e la voce si separano, ottenendo una scissione dei due strumenti, basso e voce, unici elementi delle sue performances. All’EuroBassDay, Simone Vignola si aggiudica il primo posto con una particolare cover di “Sunny” (Bobby Hebb), standard abbastanza datato che rivisita in chiave funk, partendo con un groove dal sapore latin, fino ad arrivare a citare “Billie Jean” (Michael Jackson), improvvisando sul famoso giro del basso con un’applicazione delle varie tecniche moderne (slap, tapping, strumming) e dell’effettistica e del looping, il tutto cantato (chi volesse la trova su Youtube). Altro brano presentato al contest è “Higher Ground” di Steve Wonder, eseguita in versione “Marcus Miller” (album “Free”), dove si cimenta in un assolo utilizzando un velocissimo “Slap”, tecnica che si articola con lo “strappare” le corde.
I brani su cui lavora attualmente sono basati su groove molto articolati che viaggiano in parallelo ad un cantato melodico; nelle performances live rivisita brani famosi di artisti a cui è legato come Sting, Police, Mayer, i Beatles e alcuni standard jazz.
Vignola, insomma, è un artista molto dotato di cui sentiremo presto parlare a livello nazionale ed il cui talento è destinato a crescere grazie alla grande capacità d’impegno nello studio che lo rende un allievo sempre alla ricerca della perfezione tecnica. Non sono da trascurare le doti interpretative, lo stile sensibile ed anche sufficientemente irriverente con cui affronta le cover che utilizza come schemi, quasi canovacci da commedia dell’arte per raccontare ad ogni esecuzione una “storia” diversa. Efficace nel groove, Vignola vive una felice apertura mentale che gli consente di passare tra i generi come un viaggiatore curioso che attraversando contrade ignote, ne trae con se profumi, parole, gesti. Ed allora si può passare dal funk elegante e romantico, al pop divertente alle curiosità per l’elettronica sempre mantenendo un’identità e tecnica propire, unite ad una presenza scenica non indifferente.